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Cenni di Storia

Si ha motivo di credere che le origini di San Lucido, pur perdendosi nella notte dei tempi, siano la continuazione di Temesa, probabilmente denominata anche Clampetia o Clampeteia, città fondata dai Greci, probabilmente verso l’VIII o VII sec. a,C., dopo la colonizzazione del litorale Ionico. Di Temesa o Clampetia o Clampeteia parlano gli scrittori antichi: Strabone, Plinio, Livio, Mela, Polibio, Licofrone e altri. Secondo i calcoli della tavola Peutingeriana (carta militare romana in pergamena dell’epoca imperiale), distava da Cerillis (attuale Cirella) 40 miglia (un miglio romano corrisponde a m.1474) circa 59 chilometri, cioè la distanza che, pressappoco, copre oggi il percorso S. Lucido – Cirella di Diamante (58 Km). Il famoso terremoto dell’anno 365 d.C. distrusse quasi interamente l’antica città. Gli abitanti sopravvissuti alla catastrofe si stabilirono in altri punti del territorio dando vita a più piccole comunità. Quando i monaci basiliani si spostarono dalla Sicilia, a causa dell’invasione araba avvenuta tra l’ 827 e il 902, alcuni di essi fondarono il Cenobio di Santa Maria di Monte Persano, proprio sull’abitato dell’attuale centro. Superato il periodo oscurantistico dell’anno mille, la cittadina vide il dominio dei Normanni, guidati da Roberto il Guiscardo che ottenne dal Papa Vittore II l’elevazione a Metropolita di S. Pietro Vescovo di Cosenza (1057), il quale fu eletto anche Signore di San Lucido. Il titolo rimase al suo successore, Vescovo Arnulfo che, nominato conte, per difendere il villaggio dalle scorrerie dei Saraceni, fece costruire una fortezza munita di poderose opere di difesa e di un alto fossato. Completata la gigantesca opera, il 28 agosto 1093, il Vescovo Arnulfo, che in seguito prese parte alla prima Crociata, emanò un pubblico bando denominando la fortificazione con il nome di “Nicetum” (Rocca Nicetina”, da greco Nik, che significa vittoriosa). Nel testo si legge: Chiunque tu sia purché uomo libero, non temere qui il rigore della legge. Va dove vuoi, osserva le cose che vuoi, esci quando vuoi. Questi luoghi sono aperti tanto agli estranei quanto al padrone. Il Vescovo Arnulfo, nel ricevere il possedimento da Ruggero d’Altavilla, non intese mai farne un feudo. Nell’editto emanato, infatti, egli si era proclamato custode della Rocca e senza far distinzione tra ricchi e poveri, perché era stata costruita con il denaro del popolo; successivamente la stessa prese il nome di Castello e la funzione di abitazione. Si susseguirono molte vicende storiche che videro in lotta i sanlucidani contro la chiesa cosentina e l’intervento di Ferdinando, Re d’Aragona (1379 -1416), che soccorse la contea per liberarla dalla Curia. Da quel momento, il territorio di San Lucido fu feudo di nobili famiglie, quali Carafa, Della Tolfa, De Sangro e per finire dei Ruffo di Baranello che ne detennero la proprietà fino al 1806. Il 16 settembre 1744 vi nacque il cardinale e uomo politico, Fabrizio Ruffo, certamente famoso per aver fondato e comandato l'Esercito della Santa Fede, principale arma anti-giacobina che segnò la fine della Repubblica napoletana del 1799.

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Tabula Peutineriana, antica carta romana che mostra le vie militari.

Il Centro Storico

L'acciottolato di corso Umberto I è la via che dall’antica e principale porta d’accesso al borgo e ancor oggi conduce fino ai resti del Castello; essa, tra bei palazzi che la delimitano, introduce a vari vicoli e piazzette e si arresta nei pressi della scalinata posta a nord del paese, detta 'Silica'. I caratteristici supportici congiungono e dividono contemporaneamente vicoli o piccole piazze, quasi fossero fiabeschi passaggi segreti.     I diversi Supportici meritano sicuramente una visita in un piacevole e dolce tour: Supportico Bruzzano, Iannuzzi, Camera, Chiappetta, ecc., ma anche quello che ospita la scalinata dell'amore che lascia intravedere la Chiesa dell'Annunziata. Da ammirare anche i palazzi con i balconi spagnoleggianti, la chiesetta della Pietà, la piazzetta delle sette scale, piazzetta ‘Ma Saverio, piazza Monumento, la Rotonda Miramare. Ogni angolo del borgo apre a nuove e suggestive meraviglie.
Dal punto di vista architettonico, il Gafiu, infine, si colloca come esempio abitativo di unione, stabilità, funzionalità e bellezza, propria di edifici collettivi. A prima vista sembra un caseggiato unico ma ad un secondo sguardo pianerottoli e scalette esterne lo suddividono in diverse unità abitative.
Il toponimo è oscuro e ancora si fanno diverse ipotesi. Alcuni recuperano un'origine albanese in quanto la parola 'Qàfé' che significa passo potrebbe indicare la vicinanza di questo caseggiato alla cinta muraria medioevale. Altri propendono per un'origine araba in quanto un termine simile significa 'vista lunga' e si ipotizza che nei pressi del caseggiato vi fosse una torre di avvistamento oltre che la porta d'ingresso al borgo. Una delle ipotesi, invece, recupera la parola longobarda 'Waifa' che significa 'di nessuno' e indicherebbe la proprietà comune di scale, pianerottoli e porticati.
In ogni caso è uno dei luoghi suggestivi di San Lucido.
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